Calligrafia della parola giapponese karatedō.
Karate (空手)
è un'arte marziale nata in Giappone, precisamente nelle isole Ryukyu
(la cui più grande è l'isola di Okinawa). Fu sviluppato dai metodi
di combattimento indigeni chiamati te (手
lett. "mano")
e dal kenpō cinese. Prevede la difesa a mani nude, senza l'ausilio
di armi, anche se la pratica del Kobudo di Okinawa, che prevede
l'ausilio delle armi tradizionali (Bo, Tonfa, Sai, Nunchaku, Kama), è
strettamente collegata alla pratica del karate. Attualmente viene
praticato in versione sportiva (privato della sua componente marziale
e finalizzato ai risultati competitivi tipici dell'agonismo
occidentale) e in versione arte marziale tradizionale per difesa
personale. Nel passato era studiato e praticato solo da uomini, ma
col passare dei secoli anche le donne si sono avvicinate a questa
disciplina.
Il karate fu sviluppato nel Regno delle
Ryūkyū prima della sua annessione al Giappone nel XIX secolo. Fu
portato sulle isole giapponesi durante il periodo degli scambi
culturali fra i nipponici e gli abitanti delle Ryukyu. Nel 1922 il
Ministero dell'Educazione Giapponese invitò Gichin Funakoshi a Tokyo
per una dimostrazione di karate: la National Athletic Exhibition. Nel
1924 l'Università Keio istituì in Giappone il primo club
universitario di karate, e nel 1932 tutte le maggiori università
avevano i loro club. In un'epoca di crescente militarismo giapponese,
il nome fu modificato da mano cinese (唐手)
a mano vuota (空手)–
che in entrambi i modi viene pronunciato karate – ad
indicare che i nipponici svilupparono una forma di combattimento di
stile giapponese.
Dopo la seconda guerra mondiale Okinawa
divenne un importante sito militare statunitense, ed il karate
divenne popolare tra i soldati stanziati sulle isole.
Etimologia
Kara significa vuoto. Te
significa mano. La parola giapponese karate, nel complesso, si
compone di vuoto e pugno, non il vuoto in sé, ma in relazione ad un
lavoro, ad un'attività, cioè mettersi all'opera per fare il vuoto.
Il termine zen ku, che indica lo spirito vuoto,
l'assenza di Ego, può essere pronunciato anche "kara". Il
karate si pratica attraverso il karate-do, dove Dō significa
Via, ovvero il percorso di auto-perfezionamento che si intraprende
attraverso questa disciplina. Pertanto Karate-Dō significa "Via
della Mano Vuota". Ad Okinawa si praticava l'arte marziale
dell'Okinawa-te, detta più semplicemente Te, ma anche Tode. Per
facilitare la diffusione del karate in Giappone, Gichin Funakoshi e
Kanryo Higaonna mescolarono i due nomi dell'arte di Okinawa: presero
le parole Tode e Okinawa-te (e ovviamente anche Te) e ne fecero un
parola unica: ToTe. Scelsero apposta l'ideogramma to
perché si poteva leggere sia "to", sia
"Kara".
Kara in questo caso voleva dire "vuoto".
La parola divenne perciò karate col significato di mano vuota,
ovvero un'arte marziale senza l'uso di armi.
Questi concetti suggeriscono che il
praticante di karate dovrebbe allenare la propria mente affinché sia
sgombra, vuota da pensieri di orgoglio, vanità, paura, desiderio di
sopraffazione; dovrebbe aspirare a svuotare il cuore e la mente da
tutto ciò che provoca preoccupazioni, non solo durante la pratica
marziale, ma anche nella vita. Si può quindi riassumere che il
karate è un'arte; una disciplina che si applica a mani nude, di
origine giapponese e che rafforza il corpo e lo spirito.
"Come la superficie di uno
specchio riflette qualunque cosa le stia davanti, così il karateka
deve rendere vuota la sua mente da egoismo e debolezze, nello sforzo
di reagire adeguatamente a tutto ciò che potrebbe incontrare."
G. Funakoshi
Storicamente ad Okinawa, patria di
quest'arte marziale, pur essendo in uso l'accezione karate, più
spesso si adoperavano altre parole: te o bushi no te
(la mano del guerriero).
Il carattere giapponese per "mano
vuota" fu usato per la prima volta nell'agosto del 1905 da Chōmo
Hanashiro, maestro di Okinawa, in Karate Shoshu Hen (Il
combattimento nel Karate).
Storia
Descrivere in modo dettagliato
l'evoluzione del karate risulta difficile per mancanza di fonti
storiografiche certe. Si possono solo formulare ipotesi riguardo alla
nascita e alla diffusione iniziale di quest'arte marziale,
utilizzando rare fonti costituite perlopiù da racconti e leggende
trasmessi oralmente. Dal XIX secolo in poi, la storia risulta più
chiaramente documentata.
La storia del karate parte da un
arcipelago a sud del Giappone, le isole Ryūkyū (in origine scritto
Ryu-kyu), e in particolare da una di queste, l'isola più grande:
Okinawa. Non è possibile affermare con certezza se esistesse già
una forma di combattimento autoctona; tuttavia, si crede che fosse
già praticata un'arte "segreta": l’Okinawa-te.
L'arcipelago delle Ryu-Kyu era diviso
in tre regni. Per molti secoli Okinawa –nell'arcipelago dei Tre
regni delle Ryu-kyu, che allora erano stati a sé, indipendenti dal
Giappone– aveva mantenuto rapporti commerciali con la provincia
cinese di Fukien e fu così, probabilmente, che conobbe alcune arti
marziali cinesi come il kempo o chuan-fa / Quanfa
(«Via del pugno») - nato secondo la tradizione nel monastero di
Shàolín-sì- modificandolo col passare degli anni secondo metodi
locali. La stessa isola di Okinawa era divisa in tre principati:
Hokuzan (北山 Montagna
settentrionale), Chūzan (中山
Montagna centrale) e Nanzan (南山
Montagna meridionale).
Shō Hashi (soprannominato Shang
Bazhi), re di Chuzan, nel 1429 unificò i tre regni di Okinawa e in
seguito anche tutti i regni delle Ryu-kyu. Poco più tardi, Sho Shin
(che regnò dal 1478 al 1526), per mantenere la pace, intorno al 1500
vietò il possesso di armi, che furono raccolte e chiuse in un
magazzino del castello di Shuri.
Dopo la battaglia di Sekigahara, il
clan vittorioso dello shogunato Tokugawa concesse al clan Shimazu,
che governavano il bellicoso feudo di Satsuma nell'isola di Kyūshū,
di occupare le Ryu-kyu: 3.000 samurai compirono l'invasione senza
incontrare valida resistenza (1609).
Poiché fu rinnovato il divieto di
possedere armi e persino gli utensili di uso quotidiano come bastoni
e falcetti dovevano essere chiusi nei magazzini durante la notte, gli
abitanti si dedicarono in segreto allo studio di una forma di
autodifesa da usare contro gli invasori.
Nacque così la scuola Okinawa-te
(«mano di Okinawa»), detta anche tode
(«mano cinese», dove l'ideogramma
to
caratterizza la dinastia Tang), che si differenziava in
tre stili: Naha-te,
sul modello del kung-fu / gongfu della Cina
meridionale, Shuri-te
e Tomari-te, sul modello del kung-fu / gongfu
della Cina settentrionale. Va precisato che Naha era la capitale
dell'isola di Okinawa, Shuri la sede del castello reale e Tomari la
zona del porto (oggi Shuri e Tomari sono quartieri di Naha).
L'ideogramma te (手)
letteralmente indica la parola "mano", ma per estensione
può anche indicare "arte" o "tecnica"; il
significato di Okinawa-te, quindi, è "arte marziale di
Okinawa".
Essa era praticata esclusivamente dai
nobili, che la tramandavano di generazione in generazione. Secondo le
credenze popolari, come detto sopra, la nascita del karate è dovuta
alla proibizione dell'uso delle armi nell'arcipelago delle isole
Ryūkyū.
Ciò è vero solo in minima parte, in
quanto l'evoluzione di quest'arte marziale è molto più lunga e
complessa. Nei secoli XVII e XVIII le condizioni dei nobili di
Okinawa cambiarono notevolmente; l'improvviso impoverimento delle
classi alte fece sì che gli esponenti di queste ultime iniziassero a
dedicarsi al commercio o all'artigianato. Fu grazie a questo
appiattimento tra i due ceti che l'arte "segreta" iniziò a
penetrare anche al di fuori della casta dei nobili.
La conoscenza del te restava uno
dei pochissimi segni di appartenenza passata a un'elevata posizione
sociale. Per questo motivo i nobili, ormai divenuti contadini,
tramandavano quest'arte a una cerchia ristrettissima di persone,
quasi in modo esoterico.
Così facendo si è avuta una
dispersione dell'arte originale e furono gettate le basi per i vari
stili di karate. Per la nascita del tode furono fondamentali anche le
arti marziali cinesi: le persone che si recavano in Cina, anche per
due o tre anni, avevano modo di studiare le arti marziali del luogo
e, in molti casi, cercarono di apprenderle; però le arti marziali
cinesi si basavano su concetti filosofici e su un'elaborata
concezione del corpo umano, pertanto era impossibile imparare le arti
cinesi nello spazio di un solo viaggio, e con ciò i viaggiatori
giapponesi appresero quel che potevano.
Si pensa quindi che sia stata possibile
una sorta di fusione tra le arti arrivate dalla Cina, che comunque
costituivano uno stile non metodico, e il te okinawense. Una prova di
questo importante scambio culturale tra Okinawa e Cina è fornita da
un maestro vissuto in epoca successiva, Ankō Itosu. In uno scritto
di suo pugno vede le origini del karate nelle arti cinesi e
sottolinea come non abbiano influito né il Buddhismo né il
Confucianesimo.
Il primo maestro delle Ryu-kyu fu Kanga
Sakugawa di Shuri (1733-1815), signore di Okinawa ed esperto di te;
era soprannominato “Tode” perché combinò il kempo, da lui
studiato in Cina, con le arti marziali di Okinawa. Egli fu il primo
maestro che provò una razionalizzazione e una codificazione delle
arti diffuse ad Okinawa. Tuttavia trascorse ancora qualche decennio
prima dello sviluppo di una vera e propria scuola di tode.
Il fondatore di questa scuola fu il suo
allievo Sōkon Matsumura (1809-1901); egli fu maestro del grande Ankō
Asato (o Azato 1827-1906), a sua volta maestro di Gichin Funakoshi
(1868-1957).
Il suo stile di tode era chiamato
Shuri-te (arte marziale di Shuri) in quanto Matsumura era residente
proprio nella città di Shuri.
Egli basò il proprio insegnamento
su tre punti fondamentali: la pratica dell'arte autoctona di Okinawa,
l'arte giapponese della spada (Jigen-ryū) e la pratica delle arti
cinesi. Nacque così il vero e proprio tode.
Anko Itosu (1832-1916), allievo esterno
di Matsumura, grande amico di Azato e anch'egli maestro di Funakoshi,
introdusse il to-de nelle scuole di Okinawa e mise a punto i cinque
kata detti Pinan (presenti nel karate degli stili come il Wado-Ryu e
Shito-Ryu; questi kata cambiarono poi il nome in Heian).
Il primo maestro di Okinawa a recarsi
in Giappone fu Motobu Chōki di Shuri (1871-1944), straordinario
combattente, ma illetterato, che perciò non ottenne grande successo
come insegnante. Solo più tardi, con l'arrivo dell'allievo
Funakoshi, divenuto poi maestro, l'Okinawa-te poté diffondersi nel
paese del Sol Levante.
Si dice che il primo maestro di Naha-te
fosse Higaonna Kanryō, noto anche come Higashionna (1853-1915;
secondo alcune fonti la nascita sarebbe nel 1840). Kanryio Higaonna
aiutò molto Funakoshi nella diffusione del karate in Giappone. Con
questa diffusione, l'Okinawa-te divenne così il karate.
Gichin Funakoshi nacque a Shuri.
Bambino gracile e introverso, si appassionò alle arti di
combattimento: studiò con Azato, padre di un suo compagno di scuola
e maestro di svariate arti marziali, poi con Itosu, quindi con
Matsumura. Era non solo un abile calligrafo, ma conosceva anche i
classici cinesi; pertanto nel 1888 cominciò ad insegnare in una
scuola elementare.
Nel 1921 passò per Okinawa il principe
Hirohito, diretto in Europa, e nel castello di Shuri, Funakoshi
organizzò un'esibizione che fu molto apprezzata. Lasciato
l'insegnamento, nella primavera del 1922 Funakoshi fu scelto per
eseguire una dimostrazione di karate alla Scuola Normale Superiore
Femminile di Tokyo, ove si stabilì.
Nel 1922 scrisse "Ryu-kyu kempo":
karate (karate significava ancora «mano cinese» e i nomi dei kata
erano quelli originari di Okinawa). Nel 1935 pubblicò "Karate-do
kyohan", molti anni dopo tradotto dal maestro Tsutomu Ōshima.
I primi anni furono difficili
soprattutto sotto l'aspetto economico. Nel 1931 il karate fu
ufficialmente riconosciuto dal Dai Nippon Butoku Kai,
l'organizzazione imperiale per l'educazione della gioventù. Dopo
aver utilizzato un'aula del Meisei Juku (un ostello per studenti di
Okinawa nel quartiere Suidobata), per qualche tempo Funakoshi fu
ospite nella palestra del maestro di scherma Hiromichi Nakayama.
Nel 1936, grazie al comitato nazionale
di sostenitori del karate, venne costruito il dojo Shotokan («casa
delle onde di pino») a Zoshigaya, sobborgo del quartiere speciale di
Toshima a Tokyo. “Shoto” era lo pseudonimo che Funakoshi usava da
giovane nel firmare i suoi poemi cinesi, "kan" invece vuol
dire "sala".
Per facilitare la diffusione del karate
in Giappone, gli ideogrammi tode e te, vennero
assemblati. Si ottenne così la parola tote, ma l'ideogramma
to, che si leggeva anche "kara" (ma col significato
di «vuoto» sia nel senso di «disarmato», che in riferimento allo
stato mentale del praticante, concetto Zen di mu-shin), fu cambiato
con questa lettura. Pertanto l'ideogramma finale risultò karate.
Vennero inoltre cambiati in giapponese i nomi originali delle
tecniche e dei kata per renderli più comprensibili.
Nel dopoguerra il generale Douglas
MacArthur proibì la pratica delle arti marziali, ritenute l'anima
dello spirito militarista nipponico, ma a poco a poco l'interesse per
il karate crebbe anche in Occidente e Funakoshi fu ripetutamente
invitato a dare dimostrazioni.
Funakoshi lasciò la direzione dello
stile Shotokan al figlio Yoshitaka, che trasformò profondamente lo
stile elaborato dal padre, inserendovi attacchi lunghi e potenti, che
facevano uso di nuove tecniche di calci. Yoshitaka morì di
tubercolosi nel 1953. Ricordiamo che la diffusione del karate nel
Giappone si deve ai maestri Funakoshi e Higaonna, ma la diffusione di
esso in tutto il mondo occidentale, si deve ad un allievo di Chojun
Miyagi (che era un allievo di Higaonna): Jitsumi Gōgen Yamaguchi.
Dal karate nacquero poi diverse correnti di pensiero e il karate
si divise così in vari stili.
Stili del karate
Gichin Funakoshi,
fondatore del Karate Shotokan.
Inizialmente esistevano due scuole,
Shorei e Shorin, le quali tecniche erano diverse tra loro. In
generale possiamo dire che nello Shorei-ryu si dà maggiore enfasi
alle tecniche delle braccia, alla respirazione e all'uso della forza,
troviamo posizioni più corte e movimenti decisamente più circolari
dello Shorin-ryu, dove le posizioni sono più ampie e basse, le
tecniche più agili e veloci e potenti e si usano più le gambe degli
arti superiori. Shorei e Shorin erano le due principali scuole che
poi però si differenzieranno tra le tre città principali di
Okinawa: Tomari, Naha e Shuri.
Alla fine del diciannovesimo secolo i
nomi e gli stili si modificarono ancora e lo Shorin Ryu divenne il
Shuri-te e il Tomari-te, mentre lo Shorei-ryu divenne il Naha-te. Il
Naha-te, ideato da Kanryo Higaonna diede vita ad alcuni stili di
karate, il cui principale è il Goju-ryu, la cosiddetta "scuola
dura e morbida" sviluppata dal maestro Chojun Myiagi.
Lo Shuri-te e il Tomari-te si fusero
insieme e diedero vita ad alcuni stili come il Wado-Ryu e lo
Shotokan-ryu. Pertanto si può dire che esistono l'Area Shorin
(poiché dallo Shorin-ryu nacquero lo Shuri-te e il
Tomari-te) e l'Area Shorei (visto che dallo Shorei-ryu nacque
il Naha-te).
Ad Okinawa esiste una tradizione dove
entrambi gli approcci Shorin e Shorei sono mescolati in uno stile
unico, la cui maggiore scuola è quella di Kenwa Mabuni che insegna
lo Shito-ryu, anche se l'influenza maggiore di questo stile deriva
dall'area shorei.
I principali stili del karate sono:
Shōrei ryū, non è propriamente
uno stile di karate. È un'antica scuola di karate, che si è
evoluta nel Naha-te, dal quale poi sono nati lo stile Goju-Ryu e lo
stile Uechi-ryū. Ebbe anche una leggera influenza sullo Shitō-ryū.
Lo Shorei-ryu non è più praticato.
Shōrin-ryū, non è propriamente
uno stile di karate. È un'antica scuola di karate, che si è
evoluta nello Shuri-te; in seguito lo shuri-te è stato combinato
con il Tomari-te (che era quasi del tutto simile allo shuri-te dal
quale derivava) e si sono originati gli stili di karate Shotokan,
Wado-ryu e Shitō-ryū (quest'ultimo ebbe anche una piccola
influenza dello Shōrei ryū). Anche se non è propriamente uno
stile di karate, esiste ancora qualcuno che lo pratica tutt'oggi, ma
esso è diviso in numerosissime branche.
Shotokan, lo stile moderno
più diffuso, fondato da Gichin Funakoshi (con significativi
contributi tecnici del figlio Yoshitaka) intorno agli anni Quaranta.
Pur praticato in numerose varianti e da numerose scuole, con
impostazioni tecniche piuttosto variegate, si caratterizza comunque
per le posizioni tendenzialmente basse, stabili e forti (e quindi
per una maggiore staticità rispetto ad altri stili). Prevede
competizioni sia di Kata sia di Kumite, queste normalmente con
protezioni piuttosto limitate. Il nome significa casa (kan) di Shoto
(brezza nella pineta) pseudonimo con cui Funakoshi firmava i suoi
componimenti poetici in stile cinese, secondo la tradizione colta
dell'epoca.
Shitō-ryū, stile moderno
fondato dal maestro Kenwa Mabuni nel 1931. Egli iniziò a studiare
il karatedo all'età di 13 anni dal maestro Ankoh Itosu; all'età di
20 anni iniziò lo studio del Naha-Te con il maestro Higaonna. Kenwa
Mabuni in seguito si unì alle forze di polizia e questo gli permise
di viaggiare per tutta l'isola di Okinawa così da imparare nuove
arti marziali classiche dell'isola. Si trasferì ad Osaka nel 1929
dove aprì una propria palestra, decidendo in breve di insegnare la
sua versione del karate-do. Mabuni incentrò il suo nuovo metodo di
insegnamento su quanto appreso dai suoi due maestri più importanti:
il maestro Kanryu Higashinna di Naha e Ankoh Itosu di Shuri; chiamò
questo nuovo stile del karate Shito Ryu dandogli le iniziali dei
loro nomi, Higaonna e Itosu o, più semplicemente, scuola di Itosu e
Higaonna. Lo Shito Ryu è lo stile con il maggior numero di Kata.
Wado-ryu, stile moderno che
si basa sugli insegnamenti del maestro Hironori Otsuka, il quale
fuse lo Shindo Yoshin Ryu JuJitsu con il karate di Okinawa e
introdusse il moderno concetto di Kumite. Wado Ryu letteralmente
significa: "La scuola della Via della Pace". Le posizioni
sono molto alte e morbide, e si pone l'accento sulla velocità e la
fluidità sia dei colpi che del corpo. Il Wado Ryu, ad un contrasto
cruento, preferisce utilizzare schivate e taisabaki per controllare
e accompagnare il colpo dell'avversario così da sbilanciarlo e
lasciarlo scoperto ad una serie di contrattacchi rapidi e
dirompenti. La sua caratteristica principale è inoltre il vasto
bagaglio di Jujitsu per cui a tecniche di percussione si
accompagnano proiezioni, leve articolari, strangolamenti e
sbilanciamenti. Predilige una distanza medio-corta.
Goju-Ryu, stile antico
tutt'oggi praticato ad Okinawa, tende a non discostarsi dallo stile
codificato in origine. Nasce dal Naha-te, il cui primo
Maestro fu Kanrio Higahonna che visse per moltissimo tempo nel
Fukien in Cina. A raccogliere l'eredità di Higaonna e fondare lo
stile Goju-ryu fu il maestro Chojun Myagi. Lo stile punta
alla fusione di tecniche "dure" e di tecniche "morbide".
Uechi-ryū, (上地流
Uechi-ryū?) ("stile di Uechi")
è il nome attribuito ad una disciplina marziale di origine cinese
che fu introdotta ad Okinawa da Kanbun Uechi, un Okinawense che la
apprese in Cina, a Fuzhou nella provincia di Fukien. Poco diffuso a
livello europeo, il Karate Uechi-ryu è stato introdotto in Italia
dal Maestro Fulvio Zilioli.
Sankūkai, o Sankudò,
stile moderno che si basa sulla leggerezza e l'accuratezza della
tecnica ma anche sulla potenza dei colpi. Fu fondato da Yoshinao
Nanbu, che lo ha poi lasciato nel 1978, in modo da poterlo evolvere
(per scelta del maestro Nanbu in persona), nell'arte marziale
Nanbudo, che a tutt'oggi viene praticata e migliorata da lui stesso.
Nanbudo: deriva dal
Sankukai; nel 1974, all'età di 31 anni, il M° Nanbu decise di
abbandonare temporaneamente il mondo del karate per ritirarsi nella
località di Cap d'Ail. Fu proprio in questo luogo, in quattro anni
di riflessione, in cui si rese conto che il Karate Sankukai era solo
una tappa del suo viaggio e che era necessaria un'evoluzione nel suo
stile. Decise quindi di abbandonare quest'ultimo e di far nascere,
nel 1978, il Nanbudo, l'arte marziale (non più definibile, dallo
stesso M° Nanbu "karate") che tutt'oggi il maestro segue
e continua a migliorare tramite seminari in tutto il mondo.
Seido Juku, Tadashi
Nakamura è il fondatore e presidente della World Seido Karate
Organization. Karateka di fama mondiale, Nakamura è cintura nera
nono Dan con cinquant'anni di esperienza nella pratica e
nell'insegnamento delle arti marziali. Esperto nell'uso delle armi
orientali, Nakamura ha dato numerose lezioni, e dimostrazioni in
molti paesi in giro per il mondo. Il Gran Maestro Nakamura iniziò i
suoi studi di karate nel 1953 all'età di undici anni. Le sue prime
esperienze furono nello stile Goju, con gli insegnamenti del Maestro
Kei Miyagi, figlio del fondatore di questo stile. Nel 1956, Nakamura
iniziò a studiare con Masutatsu Oyama, fondatore del
KyokushinKarate, nel 1959 conseguì il grado di Shodan, in quel
tempo fu il più giovane studente di Kyokushin del Giappone a
prendere la cintura nera. Nel 1961, all'età di diciannove anni,
Nakamura debuttò nel panorama dei tornei, con un primo posto al
campionato nazionale studentesco di karate. L'anno seguente,
Nakamura divenne eroe nazionale per aver battuto con un K.O. un
campione tailandese di kickboxing in un incontro che avrebbe dovuto
determinare, quale nazione detenesse l'arte marziale più forte.
Durante la sua carriera sportiva, Nakamura vinse molti altri tornei.
In questo periodo, Nakamura iniziòad insegnare il karate anche agli
altri. Servì come capo istruttore a Camp-Zama, una base americana
vicino a Tokio, dal 1961 al 1965 e allenò la squadra di karate del
Toho Medical University per tre anni. Mentre conseguiva il suo
settimo dan di Kyokushin Karate, Nakamura serviva anche come capo
istruttore nella sede centrale di Tokio del Kyokushin Karate. Nel
1966, Nakamura fu scelto direttamente da Masutatsu Oyama per portare
il vero spirito del Kaicho Karate in America. Quell'anno Nakamura
partì per New York dove Iniziò ad insegnare Kyokushin Karate, in
un piccolo Dojo di Brooklyn. Nel 1971, Nakamura fondò il quartier
generale del Kyokushin Karate, nel Nord America. Servì come capo
del Kyokushin Karate, per l'America, per un decennio, allenando e
formando molti abili studenti in quel periodo. Nel 1976, Nakamura
rispettosamente si scisse dal Kyokushin Karate. Quello stesso anno,
fondò la World Seido Karate Organization, che rifletteva le sue
convinzione sul vero significato del karate. Nakamura creò il Seido
che in giapponese significa “via sincera”, per creare individui
completi, atti a migliorare se stessi e la società che gli
circonda, con i principi di amore, rispetto e ubbidienza.
Kyokushinkai, stile moderno
fondato dal maestro Masutatsu Oyama che, dopo aver praticato lo
Shotokan sotto la guida di Gichin Funakoshi e il Goju-ryu, ha creato
questo stile basato sul Kumite full contact. Incorpora alcuni
Kata dello Shotokan e altri tradizionali. Lo stile necessita di una
notevole preparazione fisica per poter essere praticato a causa
anche dei combattimenti a contatto pieno. Le competizioni si
svolgono senza protezioni.
Ashihara, Fondato da
Hideyuki Ashihara nel 1980, ex praticante ed istruttore di
Kyokushinkai. Si basa sul concetto di Sabaki. Prevede combattimenti
a contatto pieno e dei kata alquanto diversi da quelli del
Kyokushinkai. È presente in molti paesi del mondo.
Enshin, Fondato nel 1988 da
Joko Ninomiya, allievo di Ashihara. Dopo aver insegnato Kyokushinkai
per qualche anno, e aver seguito il maestro Ashihara, aiutandolo
nella divulgazione dell'Ashihara Karate, nel 1988 decide di portare
avanti il suo stile: l'Enshin. Il karate Enshin, basato sempre sul
concetto di Sabaki, è caratterizzato da combattimenti a contatto
pieno. I kata, come nell'Ashihara, si discostano molto da quelli del
Kyokusinkai. Ogni anno si disputa il Sabaki Challenge, torneo al
quale prendono parte combattenti di ogni stile e federazione.
Shidokan, Fondato da
Yoshiji Soeno, il karate Shidokan, come avviene per quasi tutti gli
altri stili a contatto pieno, deriva dal Kyokushinkai e prevede lo
studio dei kata. È un metodo di combattimento che utilizza, fra le
altre cose, le tecniche di pugilato, le ginocchiate e le gomitate
tipiche della Muay Thai, il grapplin e la lotta a terra.
Seidokaikan, Fondato da
Kazuyoshi Ishii nel 1980, è uno stile a contatto pieno che deriva
dal Kyokushinkai.
Ten Ryu Kai, È uno stile
di karate a contatto che deriva dallo Shidokan.
Shinseikai, Fondato da
Minoru Tanaka, deriva dal Seidokaikan. Tra le altre cose prevede
anche allenamenti di Karate Gloves (Karate con i guantoni), per
offrire ai praticanti la possibilità di cimentarsi in combattimenti
interstile. Lo Shinseikai (Shin = verità, Sei = giusto, Kai =
associazione, quindi Associazione della giusta verità) ha come
particolarità, diversamente dalle altre organizzazioni, un sistema
molto aperto dove la gerarchia dei capo scuola internazionali è
messa sullo stesso piano, non ci sono privilegiati ne pedine, siamo
tutti sullo stesso livello.
Koryu Uchinadi, Il Koryu
Uchinadi Kenpo-jutsu (古流沖縄手拳法術)
è la sistematizzazione didattica moderna delle discipline di
combattimento storiche di Okinawa operata da Patrick McCarthy,
Hanshi 8º dan. Si tratta di un'arte non agonistica interamente
finalizzata all'autodifesa reale contro atti abituali di violenza
fisica attraverso un metodo di apprendimento/insegnamento coesivo e
coerente.
Kuma-Ryu, Kuma-Ryu (o stile
dell'orso) è uno stile di karate originario di Okinawa che utilizza
posizioni erette, veloci chiusure dello spazio e tecniche di
combattimento sulla corta distanza. Ufficialmente conosciuto come:
Kuma-Ryu Karate-Jutsu, questo stile presenta joint locks tecniche di
controllo e immobilizzazione e attacchi sul meridiano, (o "punti
di pressione"). Sono utilizzati i calci alti nel Kuma-Ryu e gli
stessi possono anche essere diretti in determinate aree e sulle
gambe. Le tecniche sono ampiamente basate su quelle che si trovano
nei classici kata o "forme" di Okinawa.
Washin-Ryu, Washin-Ryu
(和真流), significa "Armonia
con verità", ed è uno stile di karate portato negli Stati
Uniti da Hidy Ochiai. La sua sede centrale si trova a Vestal, appena
fuori di Binghamton. Ci sono comunque molte diramazioni negli Stati
Uniti nordorientali. Con 13 ramificazioni a New York, 2 delle quali
in Connecticut e in Pennsylvania e una nell'Ohio e in Massachusetts,
il Washin-Ryu ha molto seguito. Nonostante si dica che alcune arti
marziali si concentrino sui calci ed i pugni, Hidy Ochiai è famoso
per sostenere che il Washin-Ryu è "al 100% mente, corpo, e
spirito". Le lezioni di Washin-Ryu includono la pratica dei
kata, l'autodifesa, il combattimento e la pratica con l'uso delle
armi. La sequenza delle cinture è: Bianca, Gialla, Arancione,
Verde, Blu, Marrone, Nera (1° a 10°).
Shorei-Kan Sottostile del
Goju-ryu, ideato da Seikichi Toguchi.
Chito-ryu Stile fondato da
Tsuyoshi Chitose.
Kansuiryu Stile fondato da
Yukio Mizutani e Kanji Inoki nel 1979.
Fudokan Stile fondato da
Ilija Jorga nel 1980.
Isshin-ryū Stile fondato
da Tatsuo Shimabuku.
Sanshinkai Uno stile di
karate nato dallo Isshin-ryū e dalla combinazione con Judo,
Jujitsu, e Tae Kwon Do.
Daido Juku Fondato da
Azuma Takashi nel 1981.
"Shieijyuku" Fondato da
[[Etsuzan Kimura]], discendente della casata dei samurai Kimura.
Combina le tecniche del Kyokushin con le antiche forme da
combattimento dei samurai.
Nel karate si sono formati molti altri
stili, e talvolta alcuni stili presentano anche dei sotto-stili, ma
ad ogni modo la World Karate Federation riconosce solo questi 4 stili
di karate della lista:
Shōtōkan-ryū
Shitō-ryū,
Gōjū-ryū,
Wadō-ryū.
Filosofia Budō
Anko Itosu ebbe il grande merito di
introdurre il karate nelle scuole dell'epoca; a seguito delle
prestigiose esibizioni del Maestro Gichin Funakoshi a Tokyo nel 1922,
il karate venne conosciuto al di fuori dell'isola di Okinawa. Questi
sono stati i quattro maestri che hanno determinato nel karate svolte
di fondamentale importanza.
Funakoshi fu anche fondatore dello
Stile Shotokan, che basa l'efficacia delle proprie tecniche su agili
spostamenti e attacchi penetranti. Egli intese ed insegnò il karate
come "sistema di disciplina interiore" capace di
condizionare tutti gli aspetti della vita dei praticanti, denominato
più precisamente karate-dō.
Da allora il karate si è diffuso in
gran parte del mondo, subendo anche cambiamenti discutibili che -
secondo alcuni - lo hanno allontanato dallo spirito originale voluto
dai suoi fondatori.
Il più grande ringraziamento che il
praticante possa elevare è diretto ai maestri che insegnano a
comprendere quest'arte e svelano, passo dopo passo, il Dō, la "via"
è molto più della tecnica, è un lento e misterioso cammino
dell'essere verso la propria perfezione, il proprio compimento.
Ogni scuola di karate tradizionale
sintetizza per i propri allievi i principî morali che devono guidare
la pratica e che ne costituiscono i fondamenti. Essi sono chiaramente
enunciati nel Dojo Kun.
Le
regole del dōjō
Dojo Kun indica le regole del
dōjō, che variano a seconda della scuola. Quelli sotto riportati si
riferiscono allo shotokan.
Hitotsu jinkaku kanseini
tsutomuru koto - cerca di impegnarti costantemente
Hitotsu makoto no michi o
mamoru koto - cerca di essere giusto e sincero
Hitotsu doryoku no seishin o
yashinau koto - dobbiamo cercare di impegnarci con assidua
costanza
Hitotsu reigi o omonzuru koto
- dobbiamo cercare di agire nel rispetto e nella cortesia
- Hitotsu kekki no yu o imashimuru koto - dobbiamo
cercare di controllare i nostri istinti
Il karate è fondamentalmente rispetto
reciproco, sul quale si basa e il dōjō kun dovrebbe venire
applicato anche al di fuori del dōjō. Infatti un esempio di questo
principio è che nel kumite, praticato da certe palestre, non si può
toccare l'avversario, mentre prima di salire sul tatami bisogna fare
il saluto al Maestro. I quattro lati del dōjō hanno particolari
nomi: la Sede Superiore, ovvero dove sta il ritratto del Maestro
fondatore dello stile che viene praticato è chiamato Jo-Za, mentre
il lato dove stanno gli allievi, per fare il saluto, è chiamato
Shimo-za, ovvero sede inferiore. Nel saluto gli allievi sono
sistemati in ordine di cintura, iniziando dalle nere con grado
maggiore fino ad arrivare alle bianche. Il lato verso gli allievi di
grado più alto è chiamato Jo-seki, mentre invece quello verso le
bianche, quindi verso coloro con meno esperienza è chiamato
Shimo-seki.
I venti principi guida di Funakoshi
I venti principi fondamentali dello
spirito del karate (松濤二十訓
Shōtō nijū kun)
insegnati dal maestro Gichin Funakoshi sono:
Non dimenticare che il karate-dō
comincia e finisce con il saluto. (一、空手は礼に初まり礼に終ることを忘るな
。)
Nel karate non esiste iniziativa
(Karate ni sente nashi), (二、空手に先手無し。).
Il karate è dalla parte della
giustizia (三、空手は義の補け。).
Conosci prima te stesso, poi gli
altri (四、先づ自己を知れ而して他を知れ。).
Lo spirito viene prima della
tecnica (五、技術より心術。).
Libera la mente (il cuore)
(六、心は放たん事を要す。).
La disattenzione è causa di
disgrazia (七、禍は懈怠に生ず。).
Il karate non si vive solo nel
dōjō (八、道場のみの空手と思うな。).
Il karate si pratica tutta la vita
(九、空手の修行は一生である。).
Applica il karate a tutte le cose,
lì è la sua ineffabile bellezza (十、凡ゆるものを空手化せ其処に妙味あり。).
Il karate è come l'acqua calda,
occorre riscaldarla costantemente o si raffredda
(十一、空手は湯の如く絶えず熱を与えざれば元の水に返る。).
Non pensare a vincere, pensa
piuttosto a non perdere (十二、勝つ考えは持つな、負けぬ考えは必要。).
Cambia in funzione del tuo
avversario (十三、敵に因って転化せよ。).
Nel combattimento devi saper
padroneggiare il Pieno e il Vuoto (十四、戦は虚実の操縦如何にあり。).
Considera mani e piedi
dell'avversario come spade (十五、人の手足を劔と思え。).
Oltre la porta di casa, puoi
trovarti di fronte anche un milione di nemici (十六、男子門を出づれば百万の敵あり。).
La guardia è per i principianti;
più avanti si torna alla posizione naturale (十七、構えは初心者に、あとは自然体。).
I kata vanno eseguiti
correttamente; il combattimento è altra cosa (十八、型は正しく、実戦は別もの。).
Non dimenticare dove occorre usare
o non usare la forza, rilassare o contrarre, applicare la lentezza o
la velocità, in ogni tecnica (十九、力の強弱、体伸縮、技の緩急を忘るな。).
- Sii sempre creativo (二十、常に思念工夫せよ。).
L'abito
Il
karate-gi. Consiste in due parti:
uwagi (giacca)
e
zubon (pantaloni) usualmente portati con una
obi
(cintura) colorata (non mostrata nella foto).
Karate-gi o kimono
In quasi tutte le arti marziali è uso
allenarsi indossando un abito adeguato, chiamato gi
(pronuncia: ghi); nel Karate, quest'abito è il karate-gi,
composto da una giacca (uwagi), da un paio di pantaloni
(zubon) di cotone bianco e da una cintura (obi) il cui
colore designa il grado raggiunto dal praticante non dal punto di
vista fisico ma dal punto di vista della preparazione mentale e
dell'esperienza
. Oltre al termine specifico
"karate-gi", l'abito per la pratica del karate può essere
chiamato genericamente "keikogi" o "dogi"; mentre
completamente sbagliato, ma molto in voga, è il termine "kimono".
Questa antica parola della lingua giapponese, che originariamente
significava semplicemente "abito", ai nostri giorni viene
usata per indicare uno specifico tipo di vestito tradizionale che
nulla ha a che vedere con la pratica delle arti marziali.
Fu il maestro Gichin Funakoshi ad
adottare per primo l'uso del "karate-gi". Infatti, in
occasione della prima dimostrazione al Budokan di Tokyo, lui e un suo
allievo indossarono un abito fatto da Funakoshi stesso la notte
precedente, ispirandosi al modello del judo-gi ed utilizzando,
però, una tela più leggera e comoda. Il colore bianco è quello
naturale del cotone non tinto, essendo questo un abito semplice ed
umile.
Regole di karate-gi: per gli atleti di
Kata (Combattimento immaginario con uno o più avversari) il keikogi
è più duro e si può portare anche corto; Per gli atleti di kumite
(Combattimento libero) il keikogi è più leggero e non deve essere
lungo fino alle caviglie.
In molte arti del Budō (Kendo, Kyudo,
Aikido), per esercitarsi si indossa, invece, una gonna-pantalone
(hakama) tipico giapponese ma mai utilizzato ad Okinawa.
Cinture
La cintura nel karate è un riferimento
che indica l'abilità, attestata dal superamento di appositi esami,
nella pratica della disciplina di chi la indossa.
Nel 1924, Gichin Funakoshi, fondatore
del Karate Shotokan, adottò il sistema dei dan dal fondantore dello
judo, Jigoro Kano. Egli usò un sistema di gradi con un set limitato
di colori di cintura. Anche gli altri insegnanti di Okinawa
adottarono questa pratica. Tuttavia il sistema di gradazione delle
cinture può variare a seconda dello stile. Nel sistema kyū/dan i
gradi per principianti cominciano con un kyū numerato in maniera
crescente,(ad esempio 9 kyū) ed avanza in maniera decrescente fino
al kyū di numero più basso. Il dan inizia col 1 dan (Shodan, o
"cominciando a dan") sino a giungere ai dan di grado più
elevati. I gradi sono assegnati come una "cintura di colore"
o mudansha ("uni senza dan"). I karateka con grado
di dan sono assegnati come yudansha ("possessori del
rango di dan"). Il yudansha porta tipicamente una cintura nera.
I requisiti dei ranghi differiscono fra stili, organizzazioni e
scuole. La minima età e il tempo nei gradi sono fattori promozione
importanti.
L'esame consiste nel dimostrare le
tecniche di fronte ad una commissione di esaminatori. Questa varia da
scuola a scuola, ma l'esame può includere tutto ciò che si è
imparato fino a quel punto oppure nozioni nuove. La dimostrazione è
una domanda per grado nuovo (shinsa) e può includere: kata,
bunkai, l'autodifesa, routine, tameshiwari
("rompendo"), e/o kumite (combattimento). L'esame di
cintura nera può includere anche una parte scritta.
Le cinture colorate vengono dette Kyū
(che secondo una traduzione, significa "bambino"), mentre
le cinture nere vengono dette Dan (che secondo una traduzione,
significa "adulto"). Secondo altre traduzioni, kyu
significa "classe/allievo", mentre dan, significa appunto
grado, livello. Il primo livello di dan non è chiamato "ichi
dan", che vorrebbe dire "primo grado", ma "sho
dan", cioè "inizio del grado", a testimonianza del
fatto che il raggiungimento della prima cintura nera è solo l'inizio
di un lungo e severo apprendimento dell'Arte Marziale, che può non
avere limiti proprio come i dan della cintura che in teoria sono
illimitati.
CINTURE COLORATE, che si ottengono per esame:
All'inizio si indossa la cintura
bianca: a volte è necessario sostenere un esame per ottenerla e a
volte no, questo dipende dalle regole della palestra e/o federazione
di appartenenza.
Cintura bianca 6º kyu Shiro obi
Rokukyu
Cintura gialla 5º kyu Kiiro obi
Gokyu
Cintura arancione 4º kyu
Daidaiiro obi (Aka obi) Yokyu
Cintura verde 3º kyu Midori obi
Sankyu
Cintura blu 2º kyu
- Cintura marrone 1º kyu Kuriiro obi Shokyu (rarissimamente
Ichikyu)
CINTURE NERE, che si ottengono per esame:
Cintura nera 1º dan Kuro obi
Shodan (rarissimamente Ichidan)
Cintura nera 2º dan Kuro obi
Nidan
Cintura nera 3º dan Kuro obi
Sandan
Cintura nera 4º dan Kuro obi
Yodan
- Cintura nera 5º dan Kuro obi Godan
CINTURE NERE, che si ottengono ad
honorem per meriti od onorificenze:
Cintura nera 6º dan Kuro obi
Rokudan
Cintura nera 7º dan Kuro obi
Sichidan (oppure Nanadan)
Cintura nera 8º dan Kuro obi
Hachidan
Cintura nera 9º dan Kuro obi
Kudan
- Cintura nera 10º dan Kuro obi Judan
Le classificazioni per i kyū variano
da federazione a federazione, ed esistono, presso alcune scuole,
ulteriori cinture intermedie (bianca, bianco-gialla, gialla,
gialla-arancione, arancione, arancione-verde, verde, verde-blu, blu,
blu-marrone, marrone, marrone-nera). Dopo la cintura marrone si passa
a cintura nera che rimane tale al raggiungimento di gradi superiori
(dan), dal 1º in poi, anche se è possibile trovare
federazioni che utilizzano la cintura bianco-rossa per il 6°, 7°,
8° dan e rossa per i 9º e 10º dan. L'ideogramma dan si
trova anche nella parola shodan, che significa "principiante",
per dimostrare come l'aver impiegato alcuni anni per diventare
cintura nera sia davvero poca cosa in confronto a tutti gli anni di
allenamento che aspettano. Generalmente, le cinture si ottengono per
esami fino al 5º dan, mentre dal 6º dan in poi, il grado viene
assegnato solo per meriti speciali e non più in seguito ad esami,
anche se il modo in cui vengono rilasciati i più alti gradi dan può
variare da federazione a federazione. Per i gradi più elevati non
viene valutata solamente la mera capacità tecnica raggiunta ma
soprattutto le doti di esperienza, didattica, organizzazione,
sviluppo e dedizione a quest'arte marziale.
Bisogna però sottolineare come il formalismo relativo al
vestiario e alle cinture iniziò solamente con lo sviluppo di massa
del karate e quindi con la sua commercializzazione, soprattutto in
occidente. Alle origini, il karate era praticato con i vestiti
quotidiani, spesso solamente con la biancheria intima e non
esistevano le graduatorie per cinture. Da molti praticanti di karate
tradizionale, la cintura è considerata un simbolo di un certo
livello di conoscenza e di percorso ma non possiede certo un valore
meramente di grado.
In origine la cintura era solo bianca. Con il passare del tempo, a
furia di utilizzarla, essa si sporcava e di conseguenza si anneriva.
Perciò più una cintura era nera, ovvero sporca, più significava
che veniva indossata da molto tempo; ciò significava che uno con la
cintura nera praticava il karate da molto e quindi era bravo, mentre
uno con la cintura bianca era agli inizi. Da qui ha avuto origine la
colorazione delle cinture bianca e nera e in seguito tutte le
colorazioni intermedie in ordine cromatico.
Filosofia
Gichin Funakoshi interpretò il "kara" del karate-dō
con il significato di "purificare se stessi da pensieri egoisti
e malvagi, perché solo con una mente e coscienza limpida il
praticante può comprendere la conoscenza che riceve". Funakoshi
riteneva che il karateka doveva essere "interiormente umile ed
esternamente gentile". Solamente comportandosi umilmente si può
essere aperti alle molte lezioni del karate. Questo può essere fatto
solamente attraverso l'ascolto ed attraverso la ricezione delle
critiche. Egli considerava la cortesia di primaria importanza. Diceva
che "il karate viene propriamente applicato solo in quelle rare
situazioni in cui uno deve davvero atterrare qualcuno o essere da lui
atterrato". Funakoshi ha ritenuto insolito per un appassionato
l'utilizzo del karate in uno scontro fisico reale più di una volta
nella vita. Egli disse che i praticanti di karate "non devono
mai essere facilmente trascinati in una lotta". Resta inteso che
un colpo scagliato da un vero esperto potrebbe significare la morte.
Risulta chiaro che coloro i quali fanno un uso distorto di ciò che
hanno imparato portano disonore a se stessi.
Perché a
piedi nudi
Un fatto importante nel karate è il fatto di stare a piedi nudi
nello svolgere la lezione, questo ha motivazioni tecniche e formali,
risponde ad esigenze pratiche ed è volto al conseguimento della
massima efficacia. Ragioni fisiche: il piede è ricco di ricettori
tattili che permettono di conoscere la conformazione del suolo senza
interventi della vista; la struttura ossea del piede è arcuata così
da restare parzialmente sospesa sul piano di appoggio. L'adattamento
alle caratteristiche del suolo viene avvertito dai recettori di
tensione dei tendini e delle articolazioni: il corpo risponde così
alla percezione dell'inclinazione e della direzione di pendenza,
adeguandosi alle mutevoli necessità dello stare eretti. Fare karate
significa anche imparare a flettere, estendere e ruotare il piede,
adattandolo al fine di ottenere un impatto efficace sul bersaglio.
Un'altra delle ragioni che chiariscono perché i praticanti di karate
tradizionale non usino protezioni ai piedi affonda le sue radici nel
passato, quando i samurai divennero imbattibili nell'uso della spada,
si chiesero cosa sarebbe stato di loro se fossero stati sorpresi
disarmati. Di qui la necessità di imparare ad usare il corpo come
un'arma e vennero sviluppate le prime tecniche a mano nuda: la loro
evoluzione e quella delle forme di lotta che in esse si fusero, portò
alla codificazione di sistemi di combattimento a mano disarmata
sempre più complessi che scaturirono nel Jūdō, nell'aikido e nel
karate (giapponese). Lo stare a piedi nudi è un segno di umiltà,
rispetto e di volontà di affrontare l'allenamento con la mente vuota
dalle preoccupazioni quotidiane.
Tecniche
del karate-dō
A seconda dei vari stili di karate, il
karate si compone di numerosissime tecniche: tecniche di pugno, di
mano aperta, di gomito, calci, parate, cadute, spostamenti, posizioni
e guardie. Il karate prevede lo studio approfondito di tecniche di
colpo dette "atemi waza", parola derivata dalla contrazione
del verbo "ateru-colpire" e "mi-corpo". Si
utilizzano pugni, calci (principalmente alle gambe e al tronco),
gomitate, ginocchiate e colpi di percussione a mano aperta nelle zone
sensibili del corpo umano (femore, articolazioni, fegato, gola,
costole fluttuanti) al fine di provocare un trauma anatomico che
neutralizzi l'avversario nel modo più veloce ed efficace possibile
seguendo la regola del "minimo sforzo, massimo risultato".
Da segnalare che nello studio più avanzato dell'arte vengono
esaminati anche gli "tsubo" o "punti di pressione"
e particolarmente rilevante è il fatto che nel primo testo redatto
dal maestro Funakoshi ("Karate-do Kyohan") un intero
capitolo fosse dedicato all'anatomia umana a dimostrazione che non
solo si deve imparare "come" colpire ma anche, e
soprattutto, "dove". Tutte queste tecniche sono corredate
da un insieme di parate, schivate, spostamenti e scivolate atte a
deflettere e intercettare gli attacchi oltre a proiezioni, spazzate,
bloccaggi e leve articolari. Non si deve però pensare al Judo o
all'Aikido. Le proiezioni e le spazzate del karate non prevedono di
"lanciare" l'avversario in lontananza (come nell'Aikido) ma
di "sgretolarlo" sul suo centro, a terra, per impedirgli di
contrattaccare e quindi finirlo con tecniche di colpo. Il karate, del
resto, è primariamente un'arte di percussione sebbene il suo studio
comprenda tutte le possibilità di combattimento.
Preparazione fondamentale (Kihon)
Il Kihon è un termine che indica le tecniche di allenamento base,
di parata o di attacco, su cui si basa il Karate. In pratica, si
tratta di esercizi propedeutici all'esecuzione tecnica nel Karate.
Kata o forme
Il kata è un combattimento contro un avversario immaginario, una
specie di prova. Nel
Kata, che significa "forma", si
racchiudono le tecniche diffuse dalle varie scuole. Il karate ha una
vasta gamma di kata che si differenziano nei diversi stili e per i
diversi ryu. I kata possono essere visti come delle tecniche marziali
prestabilite, per la maggior parte, nelle otto direzioni dello
spazio. Il kata non viene considerato come un combattimento simbolico
eseguito a vuoto, ma come un combattimento contro uno o più
avversari. Il numero dei kata, ma anche i loro nomi e i kata stessi,
cambiano in base alla scuola ("stile") che si pratica. Gli
elementi fondamentali per eseguire un buon kata sono: la tecnica,
kime (la breve contrazione muscolare isometrica eseguita
nell'istante della conclusione della tecnica), la potenza (indicata
dalla formula P=FxV dove la velocità risulta essere maggiormente
incisiva della forza), l'espressività, il ritmo e la sua bellissima
storia. La maggior parte delle volte, un kata (nelle gare a squadre)
è seguito dal bunkai, cioè la messa in pratica delle tecniche e la
dimostrazione dell'efficacia delle tecniche e dei movimenti;
solitamente le squadre sono formate da tre persone e, solo in Italia,
vige la regola per cui il Torei (colui che si difende) deve essere
unico.
Bunkai kata
Bunkai letteralmente significa "smontare" ed indica lo
studio per l'applicazione pratica delle tecniche contenute nei kata.
Lo studio di esse permette di estrapolare dai kata efficaci tecniche
di difesa, molto spesso proiezioni, tecniche combinate, leve
articolari e spazzate che sono nascoste magari all'interno di una
tecnica di pugno o parata. Lo studio dei Bunkai Kata è uno dei più
complessi dell'arte poiché richiede una chiave di lettura che si
deve dedurre dallo stile del fondatore. È altresì uno degli
argomenti più delicati per i teorici e gli studiosi dell'arte
marziale poiché non possediamo documenti scritti sulla pratica del
bunkai sebbene essa sia importantissima per la comprensione del
karate. Da ricordare, inoltre, come le tecniche dei kata derivino da
tecniche di combattimento codificate e non il contrario. Ciò
significa che le tecniche contenute nelle forme sono funzionali e non
mera tradizione scolastica.
Il
combattimento (Kumite)
Gichin Funakoshi (船越
義珍), disse: "Non ci sono dispute nel Karate".
Prima della seconda guerra mondiale, in Okinawa, il kumite non era
parte integrante dell'insegnamento. Shigeru Egami riferisce che, nel
1940, alcuni karateka furono cacciati dal dojo perché usavano il
karate nelle risse in strada. Tra le caratteristiche del Kumite del
Karate si nota che i colpi, ad eccezione del Kyokushinkai (e degli
stili a contatto pieno da esso derivati), non vengono affondati alla
ricerca del knockout dell'avversario, ma vengono arrestati per ovvi
motivi di incolumità. Le tecniche tuttavia devono dimostrare il loro
potenziale ed essere eseguite, arrestandole con controllo per non
arrecare eccessivi danni. Ciò è possibile grazie ad un adeguato
allenamento e ad un opportuno regolamento di gara. Quest'ultimo
infatti prevede, in linea di massima, un lieve contatto a livello
addominale, nessun contatto con tecniche di braccio al volto e un
lievissimo contatto con tecniche di calcio al volto (anche se
esistono vari regolamenti e, per esempio, in alcune federazioni e in
determinati stili il contatto è consentito). L'eventuale ausilio di
protezioni preventive (conchiglia, paradenti, corpetto,
paratibia-piede, guantini) e l'adozione di sanzioni adeguate e di
opportune norme completano il regolamento nella massima tutela dei
praticanti. Negli anni cinquanta, il maestro Mas Oyama creò il
Kyokushinkai (Full Contact Karate) e da esso, successivamente, si
svilupparono molti altri stili che facevano del contatto pieno il
loro punto di forza.
Condizionamenti
Il karate di Okinawa usa un addestramento supplementare noto come
Hojo undō (
補助運動).
Questo utilizza una semplice attrezzatura fatta di legno e pietra. Il
makiwara è uno degli attrezzi più usati (allenamento
all'impatto dei colpi). Il "nigiri game" è un grande vaso
usato per rinforzare la presa di mani e dita. Questi esercizi
supplementari sono progettati per aumentare forza, capacità di
resistenza, velocità e coordinazione muscolare. Il karate sportivo
enfatizza esercizio aerobico, anaerobico, potenza, agilità,
flessibilità e gestione dello stress. Tutte le pratiche variano a
seconda delle scuole e degli insegnanti.
Karate sportivo
La federazione mondiale del karate
(WKF) è riconosciuta dal comitato olimpico internazionale (CIO) come
responsabile per le competizioni di karate. La WKF ha sviluppato
regole comuni che governano tutti gli stili. I WKF organisations
nazionali coordinano coi loro rispettivi comitati olimpici nazionali.
Due karateka in combattimento.
Il karate è una disciplina olimpica
,ha raggiunto il numero di voti sufficiente nelle decisioni del
Comitato Olimpico Internazionale nel 2016 e nel 2020 sarà presente
alle olimpiadi di Tokyo
Sul fronte karate sportivo va precisato
che, oltre alla WKF, ci sono realtà diverse che enfatizzano il
combattimento, nelle cui competizioni si può vincere anche per KO.
Famoso è il Sabaki Challenge, dove ogni anno si sfidano atleti
provenienti da ogni parte del mondo. Da menzionare, poi, i campionati
mondiali di Kyokushinkai e Ashihara; entrambi caratterizzati da un
numero rilevante di atleti internazionali.