Il confucianesimo, recentemente
denominato ruismo in alcune pubblicazioni specialistiche (儒教,
Rújiào; "insegnamento dei ru"), è una delle maggiori
tradizioni filosofico-religiose, morali e politiche della Cina.
sviluppatosi nel corso di due millenni, esercitò un'influenza
grandissima anche in Giappone, Corea e Vietnam. Confucio elaborò un
sistema rituale ed una dottrina morale e sociale, che si proponevano
di rimediare alla decadenza spirituale della Cina, in un'epoca di
profonda corruzione e di gravi sconvolgimenti politici. A differenza
di quanto si crede, questa pratica esisteva prima di Confucio,
tuttavia secondo la tradizione cinese egli rappresenta il più grande
esponente del ruismo e pertanto degno di venerazione. Proprio
l'importanza che gli era attribuita nei testi classici cinesi portò
i primi europei a pensare che Confucio ne fosse il fondatore.
Dando forte enfasi ai legami familiari
e all'armonia sociale tra gruppi più vasti, quindi alla rettitudine
del mondo reale, piuttosto che a una soteriologia che proietti le
speranze dell'uomo in un futuro trascendente, il Confucianesimo è
definito come una dottrina umanistica. Secondo la definizione di
Herbert Fingarette è una religione che "sacralizza il
secolare", considerando le attività ordinarie della vita umana,
e specialmente le relazioni intra-umane, come manifestazioni del
sacro in quanto esse sono espressione della natura morale dell'uomo
(xìng 性), che ha un
ancoraggio trascendente nel Cielo (Tiān 天),
il Dio dell'universo e il suo ordinamento, e nel culto appropriato
reso agli dèi (神 shén, i
principii che generano gli enti). Mentre il Cielo (Tiān),
specialmente in alcune scuole teologiche, ha alcune caratteristiche
che corrispondono a quelle del Dio personale delle religioni
ellenistico-cristiane d'Occidente, è primariamente descritto come un
potere impersonale e immanente, assimilabile al Dào (道)
del Taoismo e al Brahman delle religioni indiane. La liturgia
confuciana (definita 儒 rú,
o anche 正統/正统
zhèngtǒng, cioè stile rituale "ortopratico")
dotta da sacerdoti o maestri del rito confuciani (禮生/礼生
lǐshēng) per il culto degli dèi in templi pubblici e
ancestrali, è preferita per i riti sanciti dallo stato rispetto alle
liturgie taoiste e popolari.
Dopo essersi confrontatole scuole di
pensiero concorrenti, durante il Periodo dei regni combattenti, e
violentemente combattuto sotto l'imperatore Qin Shihuangdi, il
confucianesimo fu decretato filosofia di stato sotto l'imperatore Han
Wudi (156-87 a.C.) ed è rimasto tale pressoché ininterrottamente
(sebbene ciò non impedisse il prosperare nell'impero di altre
religioni) fino alla fondazione della Repubblica di Cina nel 1912.
Dopo essere stato messo in discussione e violentemente soppresso,
specialmente negli anni della Rivoluzione Culturale, a partire dagli
anni 1980 è in atto un processo di riscoperta e reinvenzione del
Confucianesimo, divenuto manifesto e anche supportato dal governo
cinese negli anni 2000, che prende forma in una grande varietà di
iniziative e gruppi di studio, di culto e di politica, di cui degna
di nota è la costituzione nel 2015 della Santa Chiesa confuciana
della Cina (中华孔圣会 Zhōnghuá
Kǒngshènghuì) che intende essere un corpo nazionale per tutte
queste correnti.
In lingua cinese esistono diversi
concetti per riferirsi al Confucianesimo e alle sue diverse
sfaccettature. Si noti che il termine radicale rú 儒
non è facilmente traducibile nelle lingue occidentali, ma fa
riferimento a un vasto campo semantico che può essere reso con i
concetti occidentali di "raffinato" ed "edotto":
scuola filosofica degli edotti/affinati
(儒家 Rújiā) - reso
"ruismo" nelle traduzioni occidentali;
insegnamento religioso degli edotti (儒教
Rújiào) - reso "ruismo";
ambito di studio degli edotti (儒學;
semplificato 儒学 Rúxué)
- 学 xué indica una
categoria di studio ed è traducibile con il suffisso occidentale
"-logia";
insegnamento religioso di Confucio (孔教
Kǒngjiào) - letteralmente "confucianesimo".
Secondo Zhou Youguang (confuciano della
Cina contemporanea) 儒 rú
si riferiva in origine a un preciso metodo di pratica sciamanica e
rituale, che esisteva prima dello stesso Confucio. Con le innovazioni
di Confucio esso venne a significare anche la devozione nella
propagazione di tali riti per la salvezza e la civilizzazione del
popolo. Il Confucianesimo, iniziato da Confucio, sviluppato da Mencio
(~372-289 a.C.) ed ereditato dalle generazioni di filosofi
successive, subì costanti trasformazioni e ristrutturazioni pur
preservando i concetti fondamentali di "benevolenza umana"
(ren) e "rettitudine" (yi).
Confucio espose un complesso di
dottrine morali a scopo religioso che furono tramandate dai suoi
discepoli nell'opera 论语
Dialoghi. Coloro che volevano sviluppare la personalità,
prima rendevano nobili i loro cuori; coloro che volevano nobilitare
il proprio cuore, rendevano prima veritiero il loro pensiero; coloro
che volevano rendere veritiero il loro pensiero, perfezionavano prima
il loro sapere.
Per Confucio gli uomini sono divisi in
tre gruppi:
1) gli uomini perfetti ovvero i saggi,
coloro che rappresentano il modello da seguire, avendo raggiunto il
più alto grado di perfezionamento, come ad esempio, gli imperatori
dell'antica Cina;
2) i nobili ovvero gli uomini superiori
(junzi);
3) gli uomini comuni che costituiscono
la massa.
Per raggiungere una convivenza sociale
armonica, Confucio raccomandò la pratica della virtù. Il primo
ambito in cui bisogna agire correttamente è la famiglia, il secondo
la società civile, il terzo lo stato. In questi ambiti, Confucio
individuò cinque rapporti fondamentali: sovrano-suddito,
padre-figlio, marito-moglie, fratello maggiore-fratello minore,
amico-amico. Per Confucio rivestono importanza fondamentale il culto
degli antenati, il rispetto dei genitori e degli anziani e il
rispetto delle autorità statali (imperatore e principi).
La musica è molto importante per la
crescita della persona, poiché è "manifestazione di ordine e
armonia, ed espressione di sentimenti nobili ed elevati".
Le riflessioni di Confucio furono
sviluppate e sistematizzate durante la dinastia Han. Vennero
individuate cinque virtù cardinali, chiamate le cinque costanti:
Ren (benevolenza)
Yi (rettitudine o giustizia)
Li (correttezza o rito appropriato)
Zhi (conoscenza)
Xin (integrità).
Il termine "li" rappresenta
un concetto assai complesso, che può definirsi come l'armonizzazione
dell'uomo con l'ordine generale del mondo in tutti gli aspetti della
vita, dall'osservanza dei riti religiosi statali e familiari alle
regole di comportamento del vivere sociale."Li" è dunque
una forza ordinatrice che deve guidare l'uomo nei suoi doveri sia
verso gli altri uomini (il rispetto, la cortesia, il tatto, il
decoro, l'autocontrollo), che verso gli esseri spirituali superiori
(il corretto culto reso al mondo divino e agli antenati). "Li"
è insieme la forza cosmica che dà forma e ordine allo stato e alla
famiglia. Una fondamentale virtù è il ren, cioè l'umanità che è
"la benevolenza che un uomo deve mostrare verso i suoi simili,
ma in misura proporzionata ad una precisa gerarchia di legami
politici e familiari."
Dopo le virtù cardinali, le virtù
considerate più importanti sono zhong (lealtà), shu (empatia o
altruismo) e xiao (pietà filiale). Altri importanti valori morali
confuciani sono cheng (sincerità), lian (onestà), wen (gentilezza),
rang (modestia), chi (senso del giusto e dell'ingiusto), jian
(frugalità), gong (rispetto), yong (coraggio).
Sviluppo del primo confucianesimo
Come per molte altre figure storiche
fondamentali nella storia del pensiero (Buddha, Socrate, Zarathustra)
non disponiamo di fonti che possano essere fatte risalire a Confucio.
Gli scritti di cui disponiamo furono tramandati dai discepoli del
filosofo, che raccolsero le parole e il pensiero del loro maestro.
Nel caso di Confucio, inoltre, il problema delle fonti è reso ancora
più grave dalla persecuzione di cui furono fatte oggetto le scuole
filosofiche durante la dinastia Qin, oltre due secoli dopo la morte
di Confucio.
I frammenti esistenti permettono
comunque di avere un quadro abbastanza chiaro del pensiero
confuciano. Confucio era un letterato che si preoccupava dei tempi
agitati in cui viveva. Aveva viaggiato attraverso la Cina, cercando
di diffondere le sue idee politiche e di influenzare i sovrani dei
numerosi piccoli regni in lotta per il dominio della Cina, sorti dopo
l'indebolimento della dinastia Zhou. Inizialmente persuaso di avere
una missione terrena, Confucio era un instancabile promotore delle
virtù degli antichi sovrani illustri, come il duca di Zhou. Cercò
di acquistare potere politico, ma non ebbe mai l'occasione di mettere
in pratica le sue idee; più volte espulso dai vari regni, tornò
infine nella terra natale dove spese l'ultima parte della sua vita
dedicandosi all'insegnamento.
I Dialoghi, l'opera più vicina alla
fonte del pensiero confuciano, riportano le discussioni del filosofo
con i suoi discepoli. Essendo una compilazione di conversazioni,
domande e risposte e di parti dedicate alla vita di Confucio, i
Dialoghi non sono la descrizione di un sistema filosofico coerente. I
primi abbozzi di un vero sistema furono realizzati da discepoli, o da
discepoli di discepoli, primo fra tutti Zi Si, nipote di Confucio.
Durante il fertile periodo delle Cento scuole di pensiero, numerose
importanti figure del confucianesimo come Mencio e Xunzi svilupparono
la dottrina sul piano etico e politico. Mencio, in particolare, si
soffermò sulla natura umana e sulle teorie del buon governo.
Alcuni discepoli di Xunzi, come Han Fei
Zi si convertirono al legismo una teoria politica totalitaria basata
su un sistema penale severo, diametralmente opposta al
confucianesimo, e furono di aiuto all'unificazione della Cina da
parte di Shihuangdi.
Il confucianesimo riuscì a
sopravvivere alla persecuzione di cui fu fatto oggetto durante la
dinastia Qin solo grazie ai letterati che ne conoscevano i testi a
memoria. Successivamente avvennero alcuni ritrovamenti che diedero un
supporto di prove storiche a quanto era stato ricostruito solo in
base a testimonianze orali: il ritrovamento più noto è quello dei
classici rinvenuti dietro ai muri della casa di famiglia di Confucio.
Gli imperatori Han sostennero la
dottrina confuciana. Forse influenzato da intellettuali come Dong
Zhongshu, l'imperatore Han Wudi fece del confucianesimo la filosofia
di stato ufficiale, senza tuttavia conferire un reale potere agli
intellettuali confuciani, i quali, delusi, diedero il loro sostegno
alla presa di potere da parte di Wang Mang (45 a.C.-23 d.C.).
Lo studio dei classici confuciani
divenne la base degli esami per il reclutamento o la certificazione
dei funzionari, facendo così del confucianesimo il cuore del sistema
educativo cinese, anche se il pieno regime degli esami imperiali
iniziò soltanto nel VII secolo, sotto la dinastia Sui. Il
confucianesimo penetrò quindi profondamente nel sistema di pensiero
dei cinesi e dei loro statisti, divenendo il pensiero politico
dominante, raramente messo in discussione fino agli inizi del XX
secolo.
Quando il confucianesimo divenne
dottrina ufficiale sotto gli Han anteriori, si potevano già
riconoscere varie correnti al suo interno. Successivamente, due
millenni di commenti, rinnovamenti, interpretazioni e ritorni alle
origini hanno contribuito alla complessità del quadro.
Si possono distinguere sei periodi
nella storia del confucianesimo:
Periodo classico di formazione, fino
alla dinastia Qin (221 a.C.)
Dinastia Han (202 a.C.—200 d.C.):
ricostruzione dei testi perduti e redazione di commentari che
divennero essi stessi oggetto di studi. Pur proclamando di voler
semplicemente tramandare i testi antichi, i letterati dell'epoca
lasciarono una forte impronta negli studi confuciani.
Dal II all'VIII secolo: comparsa dello
xuanxue collegato al taoismo; alcuni autori del movimento (Wang Bi,
per esempio) si considerano confuciani. Sviluppo di una filosofia
buddhista cinese, che trovò favore a corte.
A partire dal IX secolo fino alla fine
della dinastia Ming (metà del XVII secolo): comparsa di filosofi e
correnti influenzati dal taoismo e dal buddismo - Han Yu, Li Ao, Liu
Zongyuan (fine della dinastia Tang); neoconfucianesimo Song, con
filosofi come Cheng Jing, Cheng Yi e Zhu Xi, Scuola dello spirito di
Wang Yangming (fine del XV secolo). Sotto gli Yuan il canone classico
di Zhu Xi diventò il programma di riferimento degli esami imperiali.
Il neoconfucianesimo si diffuse in Corea e in Giappone.
Dinastia Qing, a partire dalla fine del
XVII secolo: sviluppo dell'Hanxue, "studi Han", corrente
che vorrebbe un ritorno ai testi originari, vale a dire alla versione
della dinastia Han. I pensatori di questa corrente rimproveravano
infatti ai filosofi dei secoli precedenti di essersi allontanati
troppo dal confucianesimo originario.
A partire dal XX secolo: sviluppo del
nuovo confucianesimo sotto l'impatto della filosofia occidentale.
Dopo la riformulazione del
neoconfucianesimo da parte di Zhu Xi, Wang Yangming e altri
neoconfuciani, il confucianesimo diventò religione di Stato anche in
Corea e in Giappone.
Nel VII secolo, il confucianesimo fu
fatto proprio dalle classi nobiliari durante il periodo dei tre regni
di Corea e, quando questi vennero unificati dalla dinastia Goryeo, fu
alla base dell'ordinamento politico che il nuovo stato si diede. La
dinastia Goryeo fu soppiantata dalla dinastia Joseon nel 1393, che
proclamò la Corea stato confuciano
Sotto il dominio cinese, il
confucianesimo conquistò una posizione importante anche nella
società vietnamita(EN) Beliefs and religions in Learn About Vietnam,
Ambasciata vietnamita negli USA, anche se iniziò a diffondersi solo
dopo che il Vietnam conquistò l'indipendenza dalla Cina nel 939.
Come in Cina, si sviluppò una élite intellettuale, ed i principi di
obbedienza e di rispetto per l'istruzione e per l'autorità furono
recepiti da tutti gli strati della società. Il confucianesimo
influenzò profondamente la struttura familiare e fu alla base del
rigido sistema di gerarchia sociale. Nel XV secolo il confucianesimo
prese in Vietnam il posto del buddhismo e divenne religione nazionale
sotto la dinastia Le.
In Giappone, a partire dal 593 d.C.,
quando salì al trono l'imperatrice Suiko, fu adottato il buddhismo
come religione di Stato, le istituzioni vennero rifondate secondo il
modello cinese ed ispirate dal confucianesimo. Fautore delle riforme
fu il principe Umayado, reggente dell'imperatrice e a tutt'oggi
venerato dai giapponesi come protettore del buddhismo, della casa
imperiale e del paese. Ispirandosi al pensiero di Confucio,
ristrutturò i ranghi della società, assegnando i più alti in base
ai meriti, e non più in base alle discendenze familiari. Nel 604
compilò la costituzione di 17 articoli, che fissava i codici di
comportamento di governanti e sudditi nell'ambito di una società
buddhista, e che sarebbe rimasta in vigore fino al 1890.
Quando riemersero i clan fedeli alla
tradizione shinto, verso la metà del VII secolo, il buddhismo subì
una flessione ma non fu sradicato, dato che molti dei clan imperiali
si erano convertiti a tale dottrina. La struttura dello stato fu
rafforzata con gli editti di riforma di Taika (大化の改新,
Taika no Kaishin), promulgati nel 646 dall'Imperatore Kōtoku. Tali
riforme riorganizzarono l'amministrazione statale secondo i criteri
del confucianesimo, che influenzò quindi profondamente il pensiero
giapponese fino al XIX secolo.
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