martedì 16 agosto 2022

Kenpō

 


Il kenpō (拳法 pron. ke̞mpo̞), noto in occidente anche con la traslitterazione kempō, è un'arte marziale giapponese di origine cinese.

Kenpō è un vocabolo sino-giapponese (analogo al cinese quanfa) che significa "pugilato" tradizionale, in senso generico. Il termine è stato adottato in Giappone in epoca moderna e indica un gruppo di metodi ispirati agli stili cinesi sviluppatisi soprattutto a partire dall'era Ming.

Il kenpō è un'arte marziale di combattimento senz'armi probabilmente praticata dal VII secolo dai monaci buddisti di Shaolin, che divenne prima il jaodishu, poi il kaiko (sotto l'influenza mongola) e infine kenyu (arte del pugno o legge del pugno) per le sue tecniche di pugno; il kenpō viene anche chiamato hakuda, shuhaku e ch'uan-fat o ken-fat in cinese.

Vi sono due teorie riguardo all'origine del kenpō: la prima lo vede come un'arte marziale giapponese nata nel 1932 per opera del maestro M. Sawayama; la seconda ritiene le sue origini più antiche e lo considera un'arte marziale cinese praticata già nel VII secolo a.C., poi introdotta ad Okinawa intorno al 1600.

Durante la dinastia T'ang, periodo d'oro della storia cinese, quasi tutte le potenze confinanti avevano stretti rapporti economico-culturali con la Cina: si presume, quindi, che una forma di kenpō sia passata dal continente asiatico alle isole Ryūkyū e qui abbia avuto sviluppi diversificati. Sembra che il kenpō sia entrato in Giappone grazie un monaco per diffondere il buddismo, oppure per mezzo di studenti giapponesi a Pechino.

Tra il V secolo d.C. e il VI secolo d.C. questo monaco buddista indiano di nome Bodhidharma, conosciuto in Giappone come Daruma Taishi, giunse in Cina, dove visse a lungo in un tempio: lo Shaolinsi, considerato l'epicentro del kenpō e dal quale questo si diffuse poi in tutta la Cina. Il monaco mise a punto un metodo di lotta che prese il nome di Shaolinquan e fu tramandata di padre in figlio. Nel 1406 le isole Ryu Kyu furono unite in un unico reame e le armi furono confiscate per paura di eventuali ribellioni; nel XVII secolo il divieto delle armi venne rinnovato in seguito allo sviluppo di un metodo di difesa personale a mani nude, il kenpō cinese o via del pugno.

Le tecniche di kenpō influenzarono profondamente quelle dell'Okinawa-te (il futuro karate, verso la fine del XIX secolo); dal kenpō deriverebbero il Po-kua e l'Hising-i.

Fra le tecniche del kenpō rientrano calci, pugni, proiezioni, lussazioni, leve articolari e combattimento corpo a corpo, sia in piedi sia a terra.


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