sabato 27 agosto 2022

karate calcio volante

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Il calcio volante è un tipo di calcio praticato in certe arti marziali e nei tipi di ginnastica basati su di esse, con la particolarità di essere scagliato nell'aria, più specificamente è effettuato muovendosi ("volando") verso l'avversario dopo una rincorsa iniziale per prendere lo slancio. In questo senso il "calcio volante" è un caso particolare del calcio saltato, cioè ogni calcio che viene scagliato a mezz'aria senza che i piedi tocchino il suolo.
I calci volanti e saltati sono insegnati in alcune arti marziali asiatiche, per esempio il karate, kempo, kalarippayattu, kung fu e taekwondo.

Storia
Il calcio in generale, così come il calcio saltato, erano estranei allo stile meridionale, e la loro presenza nelle arti marziali Giapponesi, Coreane e del Wing Chun erano probabilmente dovute all'influenza dello stile settentrionale. Storicamente, lo sviluppo e la diffusione delle tecniche del calcio saltato nelle arti marziali asiatiche sembra aver avuto luogo tra il 1930 e il 1950. Durante questo periodo, che risale al 1940 le arti marziali cinesi influenzarono le arti marziali dell'Okinawa. Le arti marziali dell'Okinawa a loro volta si svilupparono nel karate e ultimamente nel taekwondo. L'enfatizzazione che svolge il taekwondo nello spinning, nel salto e nel calcio volante risale al 1960.

Tecnica
Il completamento di un calcio volante si affida a una preparazione mentale combinata a una predisposizione per le attività atletiche. Infatti un elemento fondamentale per la preparazione consiste nell'esercizio mentale e nel visualizzare sempre mentalmente il calcio volante prima della sua esecuzione. Un calcio volante eseguito correttamente richiede che l'individuo atterri sui propri piedi mantenendo l'equilibrio.

Praticità e scopo
Sebbene l'efficienza di un calcio saltato in uno sport di combattimento o per autodifesa sia molto discutibile, la mossa è utilizzata principalmente a scopo dimostrativo, per mostrare l'abilità e il controllo che possiede chi lo pratica, o come un passo di danza.
Il calcio volante (nonostante il riferimento all'utilità) è considerato come una fra le tecniche delle arti marziali più difficili da praticare correttamente. In un testo pubblicato nel 1991 dedicato ai calci volanti del taekwondo l'allenatore Yeon Hwan Park sosteneva che il principale beneficio dell'allenamento sul calcio volante sia "superare i limiti delle barriere mentali attraverso il superamento di imprese fisiche che danno confidenza a colui che lo sta imparando". Park enfatizza il fatto che il calcio volante e saltato siano fra le più difficili ed avanzate tecniche, e che lui stesso non ne consiglia l'utilizzo durante i tornei, ma allo stesso tempo ipotizza che possano essere eseguite anche nell'autodifesa dopo averne conosciuto a fondo la tecnica di esecuzione.






venerdì 26 agosto 2022

Assorbimento di colpo

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Nel pugilato e altri tipi di lotta, l'assorbimento di colpo è un'azione difensiva che consiste nell'accompagnare il colpo dell'avversario per attutire l'effetto del colpo stesso. Alcuni atleti usano questa modalità di difesa per sferrare contemporaneamente un contrattacco dopo avere provocato l'attacco dell'avversario. Assorbire un colpo è una cosa diversa dall'incassarlo.

mercoledì 24 agosto 2022

Embusen



Nell'arte marziale del karate, l'embusen è l'asse immaginario su cui deve essere svolto il kata. Se lo si attraversa correttamente, si ritorna nel punto esatto in cui si è iniziato il kata. Può avere svariate forme, dalla linea retta orizzontale del kata "Tekki" (Cavaliere di ferro) a quello molto complicato di "Sochin".



Karate baka ichidai




Karate baka ichidai (空手バカ一代 lett. "Una vita pazza per il karate") è un manga scritto da Ikki Kajiwara e illustrato da Jiro Tsunoda e Jōya Kagemaru. La storia è basata sulla vita del campione di arti marziali Masutatsu Ōyama.
Il manga è stato pubblicato su Weekly Shōnen Magazine fra il 1971 e il 1977 e in seguito raccolto in 29 volumi tankōbon. Un adattamento anime è stato prodotto da Tokyo Movie e trasmesso dal 3 ottobre 1973 al 25 settembre 1974, per un totale di 47 episodi.
Toei Animation ha adattato l'opera in un film live action dallo stesso titolo, distribuito a partire dal 14 maggio 1977. Un secondo film, Shin karate baka ichidai: kakutōsha, diviso in due parti, è stato pubblicato nel 2003 e nel 2004 per la ricorrenza della morte di Ikki Kajiwara.

martedì 23 agosto 2022

Monaco buddhista

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Il monaco buddhista (sanscrito bhikṣu, pāli bhikkhu, cinese 比丘 pinyin bǐqiū Wade-Giles pi-ch'iu, giapponese biku, tibetano dge slong pha, coreano 비구 pigu, vietnamita tỷ khưu, thai ภิกษุ bhikkhu) e la monaca buddhista (sanscrito bhikṣuṇī, pāli bhikkhunī cinese 比丘尼 pinyin bǐqiūní Wade-Giles pi-ch'iu-ni, giapponese bikuni, tibetano dge slong ma, coreano 비구니 piguni, vietnamita tỷ khưu ni, thai ภิกษุณี bhikkhuni) è colui o colei che, compiuti i venti anni di età, conferma l'ordinazione dopo un periodo di noviziato (sanscrito śrāmaṇera, pāli sāṃanera).
La piena ordinazione monastica avviene di fronte ad almeno altri dieci membri anziani della comunità monastica (cinque per le regioni considerate di periferia).
La procedura di ammissione al saṃgha è dettagliata nel Vinaya del canone ed è chiamata Upasampadā; in breve, il candidato è interrogato sulle sue motivazioni e su eventuali ostacoli. Poi venne annunciata la candidatura per tre volte e, se nessuno esprime obiezioni, è ammesso ed invitato a rispettare i precetti del vinaya che sono:
227 (311 per le monache) secondo la scuola Theravāda che segue il Canone pāli;
250 (348 per le monache) per le scuole che seguono il Canone cinese;
253 (364 per le monache) per le scuole che seguono il Canone tibetano.
Nelle scuole del Buddhismo Mahāyāna ovvero tutte quelle afferenti ai Canoni cinese e tibetano viene aggiunta la recita del pranidhāna ovvero i Voti del Bodhisattva.
Le scuole giapponesi Tendai e Zen non seguono le regole del vinaya ma solo quelle Mahāyāna elencate nel Brahmajālasūtra (梵網經 pinyin: Fànwǎng jīng, giapp. Bonmō kyō, Il Sutra della rete di Brahma, conservato nel Lǜbù) testo contenenti 58 precetti, di cui 10 considerati maggiori e 48 minori.

Rito dell'ordinazione monastica
I primi riti di ordinazione monastica prevedevano la rasatura dei capelli e della barba, la recitazione della formula del rifugio (sans. śaraṇa) nel Buddha, nel Dharma e nel Saṃgha (i Tre gioielli, sans. Triratna) e la consegna dell'abito color zafferano composto di tre parti (trichīvara).
Successivamente il rito si rese più complesso prevedendo che il candidato a novizio (śrāmaṇera) si presentasse con la testa rasata di fronte ad un'assemblea composta da almeno dieci monaci già ordinati, mentre le novizie avevano bisogno anche della presenza di monache per rendere valida l'ordinazione. Successivamente il novizio prendeva l'abito monastico recitando una formula che ricordava l'uso di questo a sola protezione del corpo, e non suo ornamento. Dopo essersi ritirato per indossarlo, tornava per prendere rifugio nel Triratna impegnandosi a rispettare le Śīla che il capo dei monaci elencava e il novizio ripeteva.
Nella ordinazione completa (Upasampadā), ovvero il passaggio da śrāmaṇera a bhikṣu, il novizio ripeteva la sua prima ordinazione, poi un monaco anziano gli domandava se avesse degli impedimenti (età, malattie, etc.). Successivamente il novizio citava i suoi due maestri (āchārya) che lo avevano seguito nella sua formazione fino a quel momento, i quali gli consegnavano l'abito e le ciotole per le elemosine. Successivamente il capo dei monaci elencava le trasgressioni per cui sarebbe stato allontanato dall'ordine monastico e il novizio faceva professione per tre volte dell'intenzione di entrare nella comunità. La comunità monastica presente aveva il diritto di opporsi al suo ingresso. La cerimonia terminava con un discorso sul Dharma del capo dei monaci.
Nel Buddhismo cinese, in passato, l'ordinazione a monaco era preceduta dal rito del jiǔ che consisteva nel bruciare dei coni di incenso composti con l'erba dell'artemisia vulgaris sulla testa rasata del candidato monaco producendo un numero di cicatrici variabile da tre a dodici, a seconda del monastero in cui veniva praticata.

lunedì 22 agosto 2022

Dan

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Dan (livello, grado) è un termine giapponese che, nell'ambito dal sistema di valutazione Dan-i, identifica i diversi livelli di abilità o d'esperienza che si possono acquisire in una disciplina, principalmente nelle arti marziali.
Il termine Dan viene utilizzato anche in altre pratiche tradizionali giapponesi come l'ikebana, il go o la cerimonia del tè.
Le regole base per l'ottenimento dei dan:
I livelli possibili sono tradizionalmente in ordine crescente di abilità dal primo al decimo.
Il primo dan corrisponde al momento in cui, nelle scuole tradizionali, il candidato all'apprendistato finisce il suo periodo di prova e viene considerato come degno di ricevere il vero insegnamento. Parlando in senso stretto, il primo dan è il grado di debuttante, mentre il decimo dan è in generale riservato al fondatore dell'arte marziale, e non può essere conferito se non da lui stesso. Questa situazione ha portato alla scomparsa di questo grado da alcune arti marziali.
I primi dan possono essere generalmente ottenuti conquistando una sufficiente quantità di punti nelle competizioni ufficiali oppure sostenendo degli esami.
I gradi più elevati richiedono anni ed anni di esperienza e tramite l'insegnamento o la ricerca occorre fornire un importante contributo nella disciplina delle arti marziali.
I gradi più elevati non possono essere conferiti che dal titolare di un grado superiore rappresentante una istituzione centrale.
Prima di raggiungere il 1º grado dan occorre aver conseguito il livello kyū più alto.
Nella maggior parte delle arti marziali, la qualità di detentore di un grado dan (yūdansha) è evidenziato dall'indossare una cintura nera.
Il sistema di classificazione e valutazione Dan-i fu ideato nel go da Honinbo Dosaku (1645–1702), un giocatore professionista di go del periodo Edo. Prima della sua invenzione, la classificazione era valutata con la comparazione degli handicap e tendeva ad essere vaga. Dosaku valutò il titolo più alto come Meijin 9º Dan. Egli fu probabilmente ispirato da un antico sistema cinese di classificazione dei gradi go (9 Pin Zhi) e da un sistema più corto di gradi (sistema dei nove gradi), anche se i numeri più bassi sono quelli di maggior valore in quei sistemi.
Il sistema di classificazione dei dan fu trasferito alle arti marziali da Kanō Jigorō (1860–1938), il fondatore del judo. Kanō partì con il sistema moderno di gradi nel 1883 quando premiò con il shodan (il grado più basso di dan) due dei suoi studenti anziani (Shirō Saigō e Tsunejirō Tomita). Precedentemente, le scuole di arti marziali premiavano meno frequentemente con licenze menkyo o pergamene segrete.
In tempi moderni, un praticante di livello dan di uno stile è solitamente riconosciuto come artista marziale che ha superato i kyū, o i gradi basilari. Essi, possono diventare anche degli istruttori autorizzati nelle loro arte. In molti stili, tuttavia, il raggiungimento di un livello dan significa che uno non è più da considerarsi un principiante, ma non è neanche un esperto. Più che altro significa che uno ha imparato le basi.
Il numero totale di gradi dan è specifico dello stile (dal 1° fino al 5° e dal 1° fino al 10° sono comuni nelle arti marziali giapponesi). I livelli di dan inferiori possono normalmente essere raggiunti attraverso un esame o, alle volte, mediante una competizione. I livelli più elevati di dan richiedono anni di esperienza ed il contributo alla relativa arte marziale moderna. Questo può avvenire attraverso l'insegnamento o la ricerca e la pubblicazione. Questi livelli possono solamente essere assegnati da graduati elevati rappresentanti principali del dojo o, talvolta da un comitato direttivo.
Molte arti marziali usano tra il I ed in X dan i seguenti gradi:

Grado 1º Dan 2º Dan 3º Dan 4º Dan 5º Dan 6º Dan 7º Dan 8º Dan 9º Dan 10º Dan
Traslitterazione Shodan Nidan Sandan Yondan Godan Rokudan Shichidan Hachidan Kudan Jūdan
Giapponese 初段 二段/弐段 三段/参段 四段 五段/伍段 六段 七段 八段 九段 十段
In alcune arti marziali le cinture nere vengono indossate in ogni livello di dan. In altre, invece, per il grado più alto (10º dan) si indossa una cintura di colore rosso. Nel Judo, dal 6° all'8° dan si indossa una cintura con colori rosso e bianco, mentre dal 9° al 10° si indossa la sola cintura rossa.
Alcune scuole di arti marziali coreane usano ricamare delle barre per denotare i differenti gradi di dan, come mostrato nelle cinture di cui sopra 1º, 2º e 3º dan
Nelle arti marziali coreane mancava un sistema di classificazione dei gradi sino all'occupazione giapponese (1910–1945) durante la quale una varietà di arti marziali giapponesi furono introdotte nel sistema scolastico coreano, in particolare judo karate - do e kendo. Dopo la fine dell'occupazione emersero nuove arti marziali taekwondo, tang soo do, soo bahk do e hapkido adottando i gradi di dan (, ) e geup (, ). Il sistema di classificazione dei dan è anche usato fra i giocatori di baduk. Oggigiorno, la Korea Taekkyon Association rilascia i gradi di dan anche ai praticanti di taekkyeon.

Chi ha ricevuto un grado dan viene chiamato yudanja (유단자, 有段者). Qualcuno che ha ricevuto un "elevato" dan (dal 6° Dan in su) è chiamato "godanja" (고단자, 高段者).

domenica 21 agosto 2022

Pinan

 


I kata Pinan (平安) sono una serie di cinque forme a mani nude insegnate in molti stili di karate. I kata Pinan hanno avuto origine ad Okinawa e sono stati adattati da Anko Itosu da kata più antichi come Kusanku e Channan in forme adatte all'insegnamento del karate ai giovani studenti. Quando Gichin Funakoshi portò il karate in Giappone, ribattezzò il kata in Heian, che viene tradotto come "pacifico e sicuro". Pinan è la notazione cinese Pinyin di 平安, che significa anche "pacifico e sicuro". Il coreano Tang Soo Do, uno dei 5 kwan originali della Corea (ma non Taekwondo), praticano anche questi kata; sono chiamati "Pyong-an" o "Pyung-Ahn", che è una pronuncia coreana del termine "ping-an".

I kata Pinan furono introdotti nei sistemi scolastici di Okinawa nel 1895 e furono successivamente adottati da molti insegnanti e scuole nel 1900. Così, sono oggi presenti nei curricula di Shitō-ryū, Wadō-ryū, Shōrin-ryū, Kobayashi-ryū, Kyokushin, Seido Juku, Shinki-Ryu, Shōrei-ryū, Shotokan, Matsubayashi-ryū, Shukokai, Shindo Jinen Ryu, Kosho-ryū Kempo, Kenyu Ryu, Kushin Ryu e molti altri stili.

Una delle storie che circondano la storia del kata Pingan afferma che Itosu ha imparato un kata da un cinese che viveva ad Okinawa. Questo kata è stato chiamato "Chiang Nan" dall'uomo cinese.

La forma divenne nota come "Channan", un'approssimazione okinawense/giapponese della pronuncia cinese. La forma originale del kata Channan è andata perduta. Itosu formò 5 kata dal lungo Channan Kata che pensava sarebbe stato più facile da imparare. Funakoshi modificò le forme Pinan sulle forme Heian, introducendo la sua versione di Kushanku (in realtà ribattezzata Kanku Dai). I 5 kata erano Pinans Shodan, Nidan, Sandan, Yondan e Godan.

I Pinan vengono insegnati a vari gradi di principianti in base alla loro difficoltà. I kata sono tutti vagamente basati su un embusen o una forma a forma di I. Questi kata servono come base per molti dei kata avanzati all'interno del Karate, poiché molte delle tecniche contenute in questi kata sono contenute anche nei kata di grado superiore, in particolare Kusanku.

In alcuni stili, Pinan Shodan e Pinan Nidan sono invertiti: ciò che alcuni stili chiamano Pinan Shodan è ciò che altri chiamano Heian Nidan e viceversa. Ad esempio, il kata Shotokan chiama Heian Shodan, altri stili, come lo Shitō-ryū, chiamano Pinan Nidan. Un altro punto da notare è che Shūkōkai insegna prima Pinan Nidan e poi Pinan Shodan, credendo che Pinan Nidan sia il kata più facile e più adatto ai principianti. L'ordine che viene appreso nel Wado-Ryu è il seguente:

  1. Pinan Nidan,

  2. Pinan Shodan,

  3. Pinan Sandan,

  4. Pinan Yondan (chiamato anche Pinan Shidan) e

  5. Pinan Godan.



In alcuni dojo Shito-Ryu l'ordine è diverso, poiché la maggior parte delle versioni Shito Ryu di Pinan Shodan sono più difficili delle altre, quindi l'ordine è il seguente,

  1. Pinan Nidan

  2. Pinan Sandan

  3. Pinan Yondan (chiamato anche Pinan Shidan)

  4. Pinan Godan

  5. Pinan Shodan